La strategia europea per la parità di genere 2020-2025

La Strategia europea per l’uguaglianza di genere 2020-2025 segnala che nell’UE la disuguaglianza di genere è ancora una questione irrisolta, soprattutto a fronte dell’emergenza COVID-19.

Le misure di isolamento e di distanziamento sociale, così come la chiusura delle scuole e l’assistenza domiciliare ai malati cronici, hanno portato alla luce una distribuzione diseguale e non equilibrata del lavoro domestico e di cura tra i generi, sia per i bambini che per gli anziani.

I dati forniti dall’Eurobarometro sembrano confermare questa situazione: nell’Europa orientale almeno due terzi della popolazione adulta crede che il principale ruolo sociale delle donne sia la cura della casa Analoghe tendenze si registrano anche a Cipro, in Croazia, Slovenia, Irlanda e Italia. Inoltre, secondo Eurofound 2016, il numero di ore impiegate dalle donne nelle mansioni domestiche è due volte superiore a quello degli uomini; la differenza è particolarmente evidente in Repubblica Ceca, Slovacchia, Paesi Bassi, Italia e Croazia.

Disuguaglianza di genere e mercato del lavoro

È quindi facile capire come le donne, cercando costantemente di conciliare lavoro e vita privata, risultino essere più predisposte al lavoro part-time. Il lavoro part-time è una modalità particolarmente diffusa in Olanda (75,8%), Germania, Austria e Belgio (oltre il 40%) che però non coincide con una diminuzione del gender pay gap – oggi pari al 14,8%.

La crisi pandemica del COVID-19 ha mostrato anche un’evidente disuguaglianza nei processi decisionali. Sebbene il 70% del personale sanitario mondiale sia composto da donne, i responsabili della salute globale, come quelli delle task force organizzate per affrontare l’emergenza sanitaria, sono prevalentemente uomini.

La riduzione dell’orario di lavoro, il fardello delle attività domestiche e l’intensificazione dello smart working nell’ultimo anno, potrebbero quindi avere alcune conseguenze particolari per le donne, quali: minore competitività nel mercato del lavoro e nelle opportunità sociali, maggiore predisposizione ad accettare contratti di lavoro precari o sottopagati, perdita di capitale umano oltre che di benessere psico-fisico.

La pandemia di COVID-19 e la violenza di genere

About health, it is useful to remember the cases of violence communicated by the European Parliament during the lockdown period. In France cases increased by 30% as well as calls for help in Cyprus. In Italy, however the trend was worrying due to the drastic drop in requests for assistance and complaints, 55% and 44% respectively, which is a clear sign of the inability of women to ask for assistance finding themselves in close contact with the violent partner. A further issue, in Italy, was the abortion; a type of service and assistance that was difficult to access in the middle of the health crisis, especially in a country where 68.4% of gynecologists are conscientious objector.

La pandemia ha quindi confermato – e in alcuni casi enfatizzato – le disuguaglianze di genere purtroppo già esistenti in Europa. Ma quali potrebbero essere gli strumenti da utilizzare per apportare un reale cambiamento rispetto alla tendenza attuale?

Le politiche basate su dati disaggregati per genere giocano sicuramente un ruolo fondamentale ed è per questo che la produzione di tali informazioni dovrebbe essere garantita su base continua. Gli approcci di genere intersezionali che prendono in considerazione l’età, la residenza urbana o rurale, l’etnia e la religione delle donne sono ancora più cruciali per l’attuazione di politiche mirate alla parità di genere e che siano veramente inclusive.